Profilo di rischio

Rischi di sottoscrizione vita

I rischi di sottoscrizione vita derivano dal core business assicurativo del Gruppo nei segmenti vita e malattia. I rischi sono relativi principalmente all’attività diretta. Il portafoglio assicurativo malattia rappresenta una componente minore all’interno del portafoglio.

Informazioni di dettaglio sui contratti assicurativi e d’investimento nella Nota integrativa per gli importi relativi all’attività di sottoscrizione vita del Gruppo

Il portafoglio vita deriva principalmente dall’attività tradizionale basata su prodotti assicurativi con partecipazione agli utili e da prodotti unit-linked. La parte prevalente del business tradizionale include prodotti con coperture assicurative legate alla vita e alla malattia degli assicurati. Include inoltre coperture di puro rischio, con relativo rischio di mortalità e alcuni portafogli di rendite, con relativo rischio di longevità. La maggior parte delle coperture assicurative include opzioni derivanti dalle condizioni contrattuali o dalla normativa che consentono all’assicurato di riscattare, ridurre, limitare o sospendere la copertura, di estinguerla anticipatamente oppure di sottoscrivere, rinnovare, aumentare, estendere o riprendere la copertura assicurativa. Per questo motivo i prodotti sono soggetti al rischio di riscatto.

I rischi di sottoscrizione vita possono essere distinti in rischi biometrici e rischi di natura operativa insiti nei contratti vita. I rischi biometrici dipendono dall’incertezza relativa alle ipotesi sui tassi di mortalità, di longevità, di malattia, di morbilità e di disabilità sottostanti la valutazione delle passività assicurative. I rischi di natura operativa derivano dall’incertezza relativa all’ammontare delle spese e all’esercizio sfavorevole di opzioni contrattuali da parte degli assicurati. Il riscatto della polizza costituisce la principale opzione contrattuale in mano agli assicurati, unitamente alla possibilità di ridurre, sospendere o riscattare parzialmente la copertura assicurativa.

I rischi di sottoscrizione vita e malattia includono:

  • il rischio di mortalità, definito come il rischio di perdita o di cambiamenti sfavorevoli nel valore delle passività assicurative derivanti da variazioni dei tassi di mortalità, nel caso in cui un aumento dei tassi di mortalità comporta un aumento nel valore delle passività assicurative. Il rischio di mortalità include anche il rischio di mortalità catastrofale, derivante dall’incertezza legata alle ipotesi utilizzate nel pricing e nella riservazione in caso di eventi estremi o irregolari;
  • il rischio di longevità, analogamente alla mortalità, è definito come il rischio derivante da variazioni dei tassi di mortalità, in cui una diminuzione del tasso di mortalità comporta un aumento del valore delle passività assicurative; 
  • il rischio di disabilità e di morbilità deriva da variazioni dei tassi di disabilità, malattia, morbilità e dei tassi di riattivazione;
  • il rischio di riscatto è definito come il rischio di perdita, o di cambiamenti sfavorevoli nel valore delle passività assicurative, derivanti da variazioni inattese nell’esercizio delle opzioni da parte degli assicurati. Tali opzioni includono il diritto, parziale o totale, di recedere, terminare, limitare o sospendere la copertura assicurativa e derivano dalle condizioni contrattuali o dalla normativa. Tale rischio considera anche eventi cd. mass-lapse, relativi a riscatti di massa;
  • il rischio spese deriva dall’incertezza legata ai costi sostenuti in relazione ai contratti di assicurazione o di riassicurazione; 
  • il rischio malattia infine è riferito a variazioni nelle prestazioni malattia e include anche i relativi rischi catastrofali (per le compagnie che utilizzano il PIM).

Oltre ai rischi sopra elencati, la mappa dei rischi di Gruppo include anche il rischio cd. going concerne reserve, che è un rischio specifico per il portafoglio tedesco relativo alla stima delle ipotesi legate alla nuova produzione.

L’approccio sottostante la misurazione del rischio di sottoscrizione vita si basa sul calcolo delle perdite derivanti da variazioni inattese delle ipotesi biometriche e/o operative. I requisiti di capitale per i rischi di sottoscrizione vita sono calcolati come differenza tra le passività assicurative prima e dopo l’applicazione degli stress.

Per la misurazione dei rischi di sottoscrizione vita si utilizza il PIM13 del Gruppo Generali.

Il requisito di capitale per il rischio di sottoscrizione vita è pari a € 3.437 milioni prima della diversificazione (pari al 11% del SCR totale prima della diversificazione). Tale valore è determinato principalmente dal rischio spese14, seguito dai rischi di riscatto e longevità. Il rischio di sottoscrizione vita presenta un elevato livello di diversificazione con le altre categorie di rischio e pertanto il suo contributo complessivo al profilo di rischio rimane limitato.

La gestione del rischio di sottoscrizione vita si basa su due principali processi:

  • un accurato processo di tariffazione dei prodotti; 
  • un processo ex-ante di selezione dei rischi nella sottoscrizione.

Nell’ambito della tariffazione dei prodotti si definiscono le caratteristiche del prodotto e le ipotesi di costo, finanziarie, biometriche e relative al comportamento degli assicurati, in modo da poter far fronte a possibili variazioni inattese al verificarsi di tali ipotesi.

Per i prodotti di risparmio si utilizzano le tecniche di profit testing, mentre per gli altri prodotti con rischi biometrici si adottano ipotesi prudenziali durante la tariffazione.

Anche il rischio di riscatto, derivante dal recesso volontario dal contratto, e il rischio relativo all’incertezza sulle spese sono valutati in maniera prudenziale durante la fase di tariffazione dei nuovi prodotti. Nel processo di profit testing e di definizione di una nuova tariffa, le ipotesi sottostanti vengono considerate sulla base dell’esperienza del Gruppo.

Per i portafogli assicurativi aventi rischio biometrico, viene svolta una revisione della mortalità effettiva di portafoglio, confrontandola con la mortalità attesa, definita sulla base di tavole di mortalità aggiornate e specifiche per i diversi mercati. Le analisi sono differenziate per sesso, età, data della polizza, somme assicurate e altri criteri di sottoscrizione, al fine di garantire che le ipotesi di mortalità rimangano adeguate nel tempo e di limitare al minimo il rischio di misestimate per i successivi anni di sottoscrizione.

La stessa valutazione annuale dell’adeguatezza delle tavole di mortalità utilizzate nell’attività di tariffazione è effettuata anche per il rischio di longevità. In questo caso non sono considerati solo i rischi biometrici, ma anche i rischi finanziari relativi ai rendimenti minimi garantiti e ai possibili disallineamenti tra attivi e passivi.

Nell’ambito del processo di sottoscrizione, il Gruppo Generali adotta linee guida e prevede la revisione da parte della Funzione di Risk Management delle implicazioni di nuove linee di business/prodotti sul profilo di rischio del Gruppo.

Inoltre, nella sottoscrizione di nuovi contratti, si presta particolare attenzione ai rischi medici, finanziari e morali (moral hazard). Il Gruppo ha definito degli standard chiari per la sottoscrizione di questi rischi e utilizza manuali e questionari specifici relativi a requisiti medici e finanziari. Per le garanzie assicurative aggiuntive, che sono più esposte al rischio di moral hazard, vengono definiti limiti assuntivi più stringenti rispetto a quelli applicati per le coperture in caso morte. Al fine di mitigare questi rischi, vengono definite anche specifiche condizioni di esclusione ai contratti.

L’esposizione ai rischi è monitorata su base periodica e sono previsti processi di verifica di conformità ai limiti operativi e processi di reporting e di escalation per definire le azioni di mitigazione più idonee.

Infine, la riassicurazione rappresenta la principale tecnica di mitigazione dei rischi. La Capogruppo agisce come riassicuratore principale per le compagnie del Gruppo e cede parte del business a riassicuratori esterni.

Il processo di riassicurazione e la definizione dei trattati vengono coordinati dalla Funzione di Riassicurazione, con il coinvolgimento delle Funzioni di Risk Management e Attuariale.

Rischio di sottoscrizione non vita

I rischi di sottoscrizione non vita derivano dalle attività assicurative del Gruppo nel segmento danni.

Segmento Danni nella Relazione sulla Gestione per i volumi dei premi e le relative analisi geografiche

Informazioni di dettaglio sui contratti assicurativi e d’investimento nella Nota integrativa per le riserve tecniche

I rischi di sottoscrizione non vita possono dipendere da una stima inadeguata della frequenza e/o della gravità dei sinistri nei processi di tariffazione e di allocazione delle riserve (rispettivamente rischio di tariffazione e di riservazione), da perdite derivanti da eventi estremi o eccezionali (rischio catastrofale) e dal rischio di riscatto anticipato da parte degli assicurati. In particolare:

  • i rischi di tariffazione e catastrofali derivano dalla possibilità che i premi non siano sufficienti per coprire i futuri sinistri, anche in relazione ad eventi molto volatili e alle spese contrattuali; 
  • il rischio di riservazione si riferisce all’incertezza delle riserve sinistri (su un orizzonte temporale di un anno); 
  • il rischio di riscatto deriva dall’incertezza legata agli utili, riconosciuti inizialmente nella riserva premi.

Per la misurazione dei rischi di sottoscrizione non vita si utilizza il PIM15 del Gruppo Generali. Per la maggior parte di essi, le valutazioni si basano su modelli sviluppati internamente così come su modelli esterni, specie per gli eventi catastrofali, per i quali si ritiene opportuno l’utilizzo dell’esperienza di mercato.

Il SCR per il rischio di sottoscrizione non vita è pari a € 4.071 milioni prima della diversificazione (pari al 13% del SCR totale prima della diversificazione). Tale valore è determinato principalmente dai rischi di riservazione e tariffazione, seguiti dal rischio catastrofale. Il rischio di riscatto non vita contribuisce solo marginalmente al profilo di rischio.

Inoltre, il Gruppo utilizza ulteriori indicatori relativi al rischio di concentrazione. In particolare, questo si verifica per i rischi catastrofali e i rischi commerciali, entrambi coordinati a livello centrale in quanto rappresentano una fonte chiave di concentrazione.

Per il rischio catastrofale, le maggiori esposizioni del Gruppo sono i terremoti in Italia, le inondazioni e le tempeste in Europa. Si considerano anche altri rischi catastrofali di minore rilevanza, che sono a loro volta valutati con ulteriori analisi di scenario.

Allo stesso tempo, è in atto un costante miglioramento delle metriche cd. risk adjusted nei processi decisionali.

La selezione dei rischi non vita si basa sul RAF di Gruppo e inizia con una proposta generale in termini di strategia di sottoscrizione e relativi criteri di selezione del business. Durante il processo di pianificazione strategica si definiscono gli obiettivi che sono tradotti in limiti di sottoscrizione per garantire che il business sia sottoscritto in linea col piano. I limiti di sottoscrizione definiscono l’esposizione massima ai rischi e alle classi di business che le compagnie del Gruppo possono sottoscrivere senza ulteriori o preventive richieste di approvazione. I limiti possono essere definiti sulla base di valori, tipologie di rischio, esposizioni specifiche di prodotti o linee di business. I limiti mirano a mantenere i portafogli di business adeguati e redditizi in base al profilo delle singole compagnie.

Al fine di monitorare i rischi di sottoscrizione non vita, vengono utilizzati ulteriori indicatori, come ad esempio le esposizioni rilevanti, la concentrazione dei rischi e il capitale di rischio. Tali indicatori sono calcolati su base trimestrale per garantire l’allineamento al RAF di Gruppo.

La principale tecnica di mitigazione del rischio per il portafoglio non vita è la riassicurazione che ha l’obiettivo di ottimizzare l’utilizzo del capitale tramite la cessione di una parte del rischio di sottoscrizione a controparti selezionate, limitando al contempo il rischio di credito associato a tale operazione.

La strategia di riassicurazione non vita di Gruppo è sviluppata in linea con la propensione al rischio e con le preferenze di rischio definite nel RAF di Gruppo tenendo in considerazione al contempo il trend del mercato riassicurativo.

Il Gruppo ha storicamente preferito la riassicurazione tradizionale come strumento per la mitigazione del rischio catastrofale non vita, adottando un approccio centralizzato in cui la Funzione di Riassicurazione del Gruppo gestisce il placement della riassicurazione verso il mercato.

Il Gruppo Generali mira alla diversificazione delle proprie cessioni in riassicurazione per evitare concentrazioni eccessive, ottimizzare le condizioni dei trattati di riassicurazione (includendo anche la tariffazione) e sviluppare continuamente il know-how su tecniche di trasferimento del rischio più innovative. Per tali ragioni, parte dell’esposizione ai terremoti in Italia, alle tempeste e alle inondazioni in Europa sono stati escluse dal tradizionale programma di riassicurazione catastrofali e collocate nel mercato dei Insurance Linked Securities (ILS). Tale emissione innovativa è stata completata con successo e a condizioni competitive.

Le soluzioni di trasferimento del rischio alternative sono oggetto di analisi su base continuativa. Tra questi, un esempio è il collocamento di una protezione addizionale, rispetto alla tradizionale riassicurazione, volta a proteggere il bilancio contro valori elevati della loss ratio del portafoglio motor liability di Gruppo. In particolare, tale trasferimento costituisce un trasferimento parziale del rischio di tariffazione (pricing risk) allo special purpose vehicle denominato Horse.

Rischi Finanziari e di Credito

Il Gruppo investe i premi raccolti in una varietà di attività finanziarie, con l’obiettivo di onorare gli impegni futuri verso gli assicurati e generare valore per gli azionisti. Il Gruppo è pertanto esposto al rischio che:

  • gli attivi investiti presentino un rendimento inferiore rispetto a quello atteso, a causa della riduzione del loro valore o della volatilità dei mercati;
  • i proventi vengano reinvestiti in condizioni di mercato sfavorevoli, tipicamente in un contesto di tassi d’interesse più bassi.

Il business tradizionale vita del Gruppo Generali è di lunga durata, pertanto il Gruppo detiene per lo più investimenti a lungo termine che sono in grado di resistere alle perdite e alle fluttuazioni di mercato nel breve periodo.

Il Gruppo gestisce le proprie attività in conformità al Prudent Person Principle16, con l’obiettivo di ottimizzare il rendimento degli investimenti e di ridurre al minimo l’impatto negativo di fluttuazioni di mercato di breve periodo sulla posizione di solvibilità.

Il Gruppo detiene inoltre un buffer di capitale, come richiesto dalla normativa Solvency II, al fine di mantenere una posizione di solvibilità solida anche in circostanze di mercato avverse.

La gestione degli investimenti prevede un approccio integrato sulle attività e sulle passività. A tal fine, il processo Strategic Asset Allocation (SAA) di Gruppo tiene in considerazione l’impatto dei rischi finanziari e di credito sulle passività (liability-driven) e rimane fortemente interdipendente con gli obiettivi e le limitazioni del processo di sottoscrizione dei rischi. Sono stati pertanto integrati in un unico processo aziendale i processi di Strategic Asset Allocation (SAA) e Asset Liability Management (ALM).

L’obiettivo del processo di SAA&ALM è di definire la miglior combinazione in termini di categorie di attivi che, in linea con il Prudent Person Principle, massimizzi la creazione del valore degli investimenti, tenendo in considerazione gli impatti sulla solvibilità, attuariali e contabili. Il processo mira alla mitigazione dei rischi derivanti dagli investimenti nonché alla definizione del profilo rischio-rendimento ottimale in grado di soddisfare gli obiettivi di rendimento e la propensione al rischio definiti nell’ambito del processo di pianificazione strategica.

La scelta degli attivi è effettuata tenendo conto del profilo di rischio delle passività detenute, in modo da soddisfare l’esigenza di disporre di attivi idonei e sufficienti alla copertura delle passività. Tale processo di selezione ha l’obiettivo di garantire la sicurezza, la qualità, la redditività e la liquidabilità del portafoglio nel suo complesso, provvedendo ad un’adeguata diversificazione degli investimenti.

Il portafoglio viene investito e ponderato in base alle classi di attivi e alla loro durata. Le principali tecniche di mitigazione del rischio utilizzate dal Gruppo sono la gestione degli attivi liability-driven e il regolare ribilanciamento del portafoglio.

L’investimento liability-driven aiuta a tenere in debita considerazione la struttura delle passività nella gestione degli attivi; mentre, allo stesso tempo, il regolare ribilanciamento del portafoglio ridefinisce i pesi target per le differenti duration e classi di attivi, nel rispetto delle soglie di tolleranza definite come limiti d’investimento. Tale tecnica contribuisce ad un’appropriata mitigazione dei rischi finanziari.

Il processo SAA&ALM garantisce il mantenimento di attivi sufficienti e adeguati al raggiungimento degli obiettivi stabiliti e a far fronte agli impegni previsti. A tal fine, vengono condotte analisi congiunte su attività e passività in ipotesi di scenari di mercato avversi e condizioni di investimento in ipotesi di stress.

Il Gruppo mira a garantire una stretta collaborazione tra le Funzioni Investimento, Finanza (incluso Tesoreria), Attuariale e Risk Management per assicurare che il processo ALM&SAA sia coerente con la strategia di rischio, la pianificazione strategica e il processo di allocazione del capitale. La proposta annuale di SAA:

  • definisce gli obiettivi di esposizione e i limiti per ciascuna classe di attivi, in termini di esposizione minima e massima consentita; 
  • valuta i disallineamenti tra la duration di attivi e passivi ammessi e le potenziali azioni di mitigazione da attivarsi in riferimento agli investimenti.

La gestione e il monitoraggio di specifiche classi di attività come (i) private equity, (ii) strumenti a reddito fisso alternativi, (iii) hedge funds, (iv) derivati e prodotti strutturati, sono state in buona parte centralizzate. Queste tipologie di investimenti sono soggette ad accurata due diligencecon l’obiettivo di valutarne la qualità, il livello di rischio e la coerenza con la SAA definita in base alla struttura delle passività (cd. liability-driven).

Il Gruppo utilizza inoltre strumenti derivati con l’obiettivo di mitigare il rischio del portafoglio di attività e/o di passività. I derivati consentono di migliorare la qualità, la liquidità e la profittabilità del portafoglio, in base agli obiettivi del Piano Strategico. Le operazioni in derivati sono anch’esse soggette ad un regolare processo di reporting e monitoraggio.

In aggiunta ai limiti di tolleranza al rischio definiti nel RAF di Gruppo, il processo di monitoraggio dei rischi comprende anche l’applicazione delle Group Investment Risk Guidelines (GIRG). Le GIRG includono i principi generali, limiti quantitativi di rischio (con focus sul rischio di concentrazione di credito e di mercato), processi di autorizzazione e divieti che le società del Gruppo devono rispettare.

Rischi Finanziari

Nel business vita, viene assunto un notevole rischio finanziario nel caso di garanzie di rendimenti minimi del capitale accumulato per un periodo potenzialmente prolungato. Se durante tale arco temporale il rendimento generato dall’investimento è inferiore al rendimento minimo garantito, il Gruppo è tenuto a compensare il deficit di tali garanzie contrattuali. Inoltre, indipendentemente dal rendimento degli attivi registrato, il Gruppo deve assicurare che il valore degli investimenti a copertura dei contratti di assicurazione sia sufficiente a soddisfare il valore degli impegni nei confronti degli assicurati.

Il business unit-linked non rappresenta in genere una fonte di rischio finanziario per gli assicuratori (salvo il caso in cui sono previste delle garanzie integrate nei contratti), tuttavia le fluttuazioni di mercato hanno spesso un impatto sulla redditività del business.

Nel business non vita, il Gruppo deve assicurare che le prestazioni possano essere tempestivamente pagate al verificarsi dei sinistri.

Più in dettaglio, il Gruppo è esposto alle seguenti tipologie di rischio finanziario:

  • rischio azionario che deriva dalle variazioni sfavorevoli nel valore di mercato delle attività o delle passività dovute alle fluttuazioni dei prezzi di mercato che possono condurre a perdite finanziarie;
  • rischio di volatilità azionaria che deriva dalle fluttuazioni nella volatilità dei mercati. L’esposizione alla volatilità azionaria è in genere legata ai contratti con opzioni sulle azioni o ai prodotti assicurativi venduti con le garanzie incorporate il cui valore di mercato risulta sensibile al livello di volatilità azionaria;
  • rischio di tasso di interesse che è definito come il rischio di variazioni sfavorevoli del valore di mercato delle attività o delle passività dovute alle fluttuazioni dei tassi di interesse sul mercato. Il Gruppo è principalmente esposto al peggioramento dei tassi d’interesse, in quanto i tassi di interesse bassi fanno sì che aumenti il valore degli impegni verso gli assicurati più di quanto aumenti il valore delle attività sottostanti a tali impegni. Di conseguenza, potrebbe diventare sempre più costoso far fronte agli impegni assunti, con conseguenti perdite economiche. Il rischio di volatilità del tasso d’interesse deriva dalle variazioni del livello di volatilità implicito nei tassi di interesse. Questo rischio si riferisce, ad esempio, a prodotti assicurativi con garanzie di minimo garantito, il cui valore di mercato risulta sensibile ai livelli di volatilità del tasso di interesse;
  • rischio immobiliare che deriva dalle variazioni del livello dei prezzi del mercato immobiliare. L’esposizione a tale rischio è legata alle posizioni immobiliari detenute;
  • rischio di valuta che deriva dalle fluttuazioni dei tassi di cambio;
  • rischio di concentrazione del portafoglio attivi a un numero limitato di controparti.

Investimenti nella Nota integrativa per ulteriori dettagli sui volumi del Gruppo e sulle attività finanziarie

Per la misurazione dei rischi finanziari si utilizza il PIM17 del Gruppo Generali. In particolare:

  • il rischio azionario è valutato associando ciascuna esposizione azionaria a un indice rappresentativo del proprio settore industriale e/o geografico. I potenziali cambiamenti nei valori di mercato dei titoli azionari sono quindi stimati sulla base degli shock storici osservati per gli indici selezionati;
  • il rischio di volatilità azionaria valuta l’impatto delle oscillazioni che la volatilità implicita delle azioni può avere sul valore di mercato dei derivati;
  • il rischio di tasso di interesse valuta i cambiamenti nella struttura delle scadenze dei tassi di interesse per le diverse valute e gli impatti di tali variazioni su qualsiasi attività sensibili ai tassi d’interesse e sul valore dei futuri flussi di cassa delle passività;
  • il rischio di volatilità dei tassi di interesse valuta gli impatti che la volatilità osservata sulla curva dei tassi di interesse può avere sul valore di mercato dei derivati e sul valore delle passività sensibili alla volatilità dei tassi d’interesse (come ad esempio le garanzie minime su fondi pensione);
  • il rischio immobiliare valuta il rendimento di indici relativi al mercato immobiliare e il loro impatto sul valore del patrimonio specifico del Gruppo, mappato in base all’ubicazione degli immobili e al tipo di utilizzo;
  • per il rischio di valuta si valutano i movimenti del tasso di cambio della valuta di riferimento del Gruppo rispetto alle valute estere, così come le variazioni del valore delle attività non denominate nella valuta di riferimento;
  • per il rischio di concentrazione si valuta il livello di rischio aggiuntivo assunto dal Gruppo a causa di un’insufficiente diversificazione nei portafogli azionari, immobiliari e obbligazionari.

Il requisito di capitale per i rischi finanziari, prima della diversificazione, è pari a € 13.437 milioni (con un’incidenza del 42% sul SCR complessivo prima della diversificazione). Tale rischio è rappresentato principalmente dal rischio azionario, seguito dal rischio di tasso d’interesse, immobiliare e di valuta.

Rischio di Credito

L’esposizione al rischio di credito deriva dagli investimenti finanziari e dai rischi legati ad altre controparti (ad esempio: la riassicurazione, la cassa).

Il rischio di credito include:

  • il rischio di ampliamento dello spread (cd. spread widening risk) derivante da variazioni sfavorevoli del valore di mercato dei titoli di debito. L’ampliamento dello spread può essere legato sia alla valutazione di mercato del merito creditizio dello specifico debitore (che spesso implica una diminuzione nel rating), sia alla riduzione sistemica a livello di mercato nel prezzo delle attività creditizie;
  • il rischio di default definito come il rischio di incorrere in perdite a causa dell’incapacità di una controparte di onorare i propri impegni finanziari.

Investimenti nella Nota integrativa per il volume degli attivi soggetti al rischio di credito

Per la misurazione dei rischi di credito si utilizza il PIM18 del Gruppo Generali. In particolare:

  • il rischio dello spread sul credito si riferisce ai possibili movimenti dei livelli di spread per le esposizioni obbligazionarie. Nella valutazione del rischio si considera il rating, il settore industriale e la localizzazione geografica, sulla base dell’analisi storica di un insieme rappresentativo di indici obbligazionari. Gli attivi sensibili allo spread detenuti dal Gruppo sono associati a indici specifici, valutati in base alle caratteristiche dell’emittente e alla valuta;
  • il rischio di default valuta l’impatto sul valore degli attivi, che potrebbe derivare dal default di un emittente obbligazionario o di controparti in derivati, in riassicurazione e in generale per altre transazioni. Si valutano distintamente il rischio di default sul portafoglio obbligazionario (credit default risk) e il rischio di default delle controparti in depositi, contratti di mitigazione del rischio (come ad esempio la riassicurazione) e per altri tipi di esposizioni (rischio di default della controparte).

Il modello del rischio di credito utilizzato nel PIM valuta i rischi di spread e di default anche per le esposizioni in titoli di Stato. Questo approccio è più prudente rispetto alla formula standard, secondo la quale le obbligazioni emesse dai paesi europei e in valuta nazionale, non sono soggette al rischio di credito.

Il requisito di capitale per i rischi di credito, prima della diversificazione, è pari a € 8.342 milioni (con un’incidenza del 26% sul SCR complessivo prima della diversificazione). Il rischio di credito deriva principalmente dal rischio di spread dei titoli a reddito fisso, mentre il rischio di controparte (che include anche il rischio di default del riassicuratore) contribuisce in misura limitata al SCR.

La valutazione del rischio di credito è basata sui rating assegnati alle controparti e agli strumenti finanziari. Al fine di limitare il ricorso alle valutazioni del rating fornite dalle agenzie, nell’ambito della Politica di gestione dei rischi di Gruppo è stato definito un sistema di attribuzione del rating interno.

In questo contesto, sono state previste valutazioni aggiuntive sul rating da eseguirsi a livello di controparte e/o di strumento finanziario. I rating vengono rivisti almeno su base annua. Questo processo si applica anche nel caso di disponibilità di rating esterni. Si eseguono inoltre ulteriori valutazioni quando vengono rese disponibili nuove informazioni, provenienti da fonti attendibili, che possono influenzare l’affidabilità creditizia del soggetto emittente.

La principale strategia per la mitigazione del rischio di credito consiste nel processo SAA, che può limitare l’impatto della volatilità dello spread di mercato. Il Gruppo persegue inoltre l’efficace gestione del rischio di default della controparte con strategie di collateralizzazione che limitano in maniera significativa le perdite che il Gruppo potrebbe subire a causa del default di una o più delle sue controparti. 

 

Rischio Operativo

I rischi operativi rappresentano il rischio di perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di procedure, risorse umane, sistemi, oppure da eventi esterni. Nella definizione dei rischi operativi sono inclusi anche i rischi legali e di compliance, mentre sono esclusi i rischi strategici e reputazionali.

Sebbene la responsabilità ultima della gestione dei rischi sia attribuita alla prima linea di difesa (ovvero ai responsabili delle aree operative, cd. risk owner), la Funzione di Risk Management definisce metodologie e processi volti all’identificazione delle principali minacce a cui è soggetto il Gruppo. In tal modo viene garantito il presidio del rischio ai diversi livelli, secondo una visione olistica del rischio operativo, che risulta fondamentale per stabilire la priorità delle azioni da intraprendere e l’allocazione delle risorse alle aree critiche.

Tale obiettivo viene perseguito utilizzando metodologie e strumenti in linea con le best practice del settore e stabilendo un dialogo strutturato con la prima linea di difesa.

Inoltre, dal 2015, il Gruppo Generali condivide i dati riguardanti il rischio operativo, in forma anonima, attraverso “Operational Risk data eXchange Association (ORX)”, un’associazione globale formata da professionisti del rischio operativo a cui partecipano i principali attori di settore. L’obiettivo consiste nell’utilizzo dei dati al fine di rafforzare la gestione del rischio e di anticipare le tendenze emergenti. In aggiunta, poiché le perdite sono raccolte dalla prima linea di difesa, questo processo contribuisce a creare consapevolezza tra i risk owner sui principali rischi a cui è esposto il Gruppo. Le valutazioni prospettiche svolgono un ruolo essenziale al fine di valutare l’evoluzione dell’esposizione al rischio operativo in un determinato orizzonte temporale, anticipando potenziali minacce, supportando un’allocazione efficiente delle risorse e definendo le relative iniziative.

Sulla base delle più recenti valutazioni effettuate, gli scenari più rilevanti per il Gruppo sono il rischio di attacco informatico (cyber) e il rischio di non conformità, rispetto all’evoluzione della normativa di settore.

Per rafforzare ulteriormente il sistema di gestione dei rischi, in aggiunta all’usuale responsabilità dei risk owner, il Gruppo ha istituito unità specializzate all’interno della prima linea di difesa con lo scopo di affrontare minacce specifiche (ad esempio, il rischio informatico, il rischio di frode, il rischio d’informativa finanziaria) e agiscono come partner chiave per la Funzione di Risk Management.

Un ulteriore vantaggio derivante da questa collaborazione è costituito da una serie di misure di mitigazione del rischio attivate in tutto il Gruppo come risultato dei test di controllo, delle valutazioni e della raccolta degli eventi legati ai rischi operativi.

Un esempio specifico riguarda la costituzione di un’unità dedicata alla gestione e al coordinamento della sicurezza informatica a livello di Gruppo, che guida l’evoluzione della strategia di sicurezza IT e del modello operativo per la tempestiva individuazione e risoluzione delle vulnerabilità che possano di volta in volta manifestarsi. Questa iniziativa consente una migliore gestione della crescente minaccia rappresentata dal rischio informatico.

Il contributo del rischio operativo al calcolo del SCR, prima della diversificazione, è pari a € 2.216 milioni (con un’incidenza del 7% sul SCR complessivo prima della diversificazione). Tale requisito è determinato sulla base della formula standard.

Altri rischi sostanziali

Rischio di Liquidità

Il rischio di liquidità deriva dall’incertezza legata alla capacità del Gruppo e delle sue compagnie di far fronte agli impegni di cassa in misura piena e tempestiva, in relazione alle attività assicurative, di investimento e di finanziamento, anche in contesti di mercato stressati.

Il Gruppo è esposto ai rischi di liquidità derivanti dall’attività operativa assicurativa, per effetto di possibili disallineamenti tra i flussi di cassa in uscita ed in entrata.

Il rischio di liquidità deriva inoltre dall’attività di investimento, in seguito a potenziali gap di liquidità derivanti dalla gestione del portafoglio degli attivi, così come da un livello potenzialmente insufficiente di liquidità in caso di cessioni (e.g. capacità di vendere a un prezzo equo e in tempi ragionevoli).

Il rischio di liquidità derivante dall’attività di finanziamento è legato alle potenziali difficoltà di accesso al mercato primario del debito o al pagamento di costi di finanziamento eccessivi.

Il Gruppo può essere infine esposto al rischio di liquidità relativamente alle garanzie concesse, ad impegni contrattuali, ai margini sui contratti derivati, nonché per vincoli regolamentari.

Il framework di gestione del rischio di liquidità del Gruppo si basa sulla proiezione degli impegni di cassa in scadenza e delle risorse liquide disponibili su orizzonti temporali definiti, in modo da garantire che queste ultime siano sempre sufficienti per la copertura degli impegni nel momento in cui diventano esigibili.

Il Gruppo Generali ha definito un insieme di metriche (indicatori di liquidità) per la valutazione del rischio di liquidità che sono utilizzate per monitorare regolarmente la situazione di liquidità di ciascuna compagnia del Gruppo. Le metriche vengono calcolate in ottica prospettica, a una data futura, sulla base delle proiezioni dei flussi di cassa, delle attività e delle passività e della valutazione del livello di liquidità del portafoglio degli attivi.

Le metriche sono calcolate sia nelle ipotesi di “scenario base”, in cui i valori dei flussi di cassa, delle attività e delle passività sono determinati sulla base del Piano Strategico di ogni compagnia, sia nelle ipotesi di scenari stressati, in cui i flussi di cassa in entrata e in uscita, il prezzo di mercato delle attività e l’ammontare delle riserve tecniche sono calcolati considerando condizioni avverse ma plausibili che potrebbero avere un impatto negativo sulla liquidità di ciascuna compagnia.

Le compagnie del Gruppo devono attenersi a limiti di rischio specifici per la liquidità, definiti sulla base degli indicatori di liquidità di cui sopra. Tali limiti hanno l’obiettivo di garantire per ciascuna compagnia del Gruppo il mantenimento di buffer di liquidità in eccesso, al fine di fronteggiare potenziali eventi avversi considerati negli scenari stressati.

Il Gruppo Generali ha definito un set di metriche per misurare il rischio di liquidità a livello di Gruppo, che vengono determinate sulla base delle metriche di liquidità calcolate a livello di compagnia. Il Gruppo gestisce i flussi di cassa attesi, in entrata e in uscita, in modo da garantire un livello di disponibilità liquide sufficiente per far fronte ai bisogni nel medio termine. Le metriche di Gruppo sono forward-looking e sono calcolate sia nelle ipotesi di “scenario base” sia di scenari di stress.

Il Gruppo ha definito un sistema di governance chiaro per la misurazione, la gestione, la mitigazione e il reporting dei rischi di liquidità. Questo sistema include la definizione di limiti di rischio e un processo di escalationda seguire in caso di violazione dei limiti o all’insorgere di altri problemi legati alla liquidità.

La valutazione annuale mostra un profilo di liquidità solido per il Gruppo Generali, senza modifiche sostanziali rispetto all’anno precedente.

I principi per la gestione del rischio di liquidità previsti a livello di Gruppo sono pienamente integrati nella pianificazione strategica, nonché nei processi aziendali, tra cui la gestione degli investimenti e lo sviluppo dei prodotti.

Poiché il Gruppo Generali identifica esplicitamente il rischio di liquidità come uno dei principali rischi connessi agli investimenti, indicatori come il duration mismatch dei flussi di cassa, sono parte integrante del processo di Strategic Asset Allocation (SAA). Si definiscono quindi limiti di investimento volti al contenimento della componente degli attivi non liquidi sotto una soglia tale da non compromettere la liquidità degli attivi di Gruppo.

Il Gruppo ha definito nelle Politiche di sottoscrizione vita e non vita i principi volti alla mitigazione del rischio di liquidità derivante dai riscatti nel segmento vita e dai sinistri nel segmento non vita.

Rischi reputazionali ed emergenti

Tra i rischi non inclusi nel calcolo del SCR si menzionano in particolare:

  • il rischio reputazionale riferito a perdite potenziali derivanti dal deterioramento della reputazione o da una percezione negativa del Gruppo verso i propri clienti e altri stakeholder;
  • i rischi emergenti derivanti da nuovi rischi in evoluzione o trends che sono difficili da identificare, quantificare e sono di dimensioni tipicamente sistemiche. Tali rischi sono tipicamente riferiti a cambiamenti tecnologici (come i big data), trend ambientali (cambiamenti climatici), sviluppi geopolitici. Per la valutazione dei rischi emergenti e la sensibilizzazione sulle implicazioni dei principali trend osservati, la Funzione di Risk Management collabora con una rete dedicata composta dagli specialisti delle funzioni di business (Insurance, Investimento, Finanza, Marketing e Sustainability and Social Responsibility data la rilevante interrelazione con i fattori ESG19). Inoltre, il Gruppo partecipa all’Emerging Risk Initiative (ERI), un gruppo di lavoro dedicato del CRO Forum, in cui vengono discussi i rischi emergenti di comune interesse per il settore assicurativo e condotti studi specifici su singoli rischi.
 

Analisi di sensitività

Parallelamente al calcolo del requisito patrimoniale di solvibilità, il Gruppo conduce periodicamente analisi di sensitività al fine di valutare il livello di Solvency Ratio al variare dei fattori di rischio. Il fine di tali analisi è di valutare la resilienza della posizione di capitale del Gruppo Generali ai principali fattori di rischio e di stimare l’impatto di una pluralità di fattori.

A tal fine, diverse analisi di sensitività sono state eseguite al 31 dicembre 2018, in particolare:

  • un aumento e riduzione dei tassi d’interesse pari a 50bps;
  • un aumento dello spread sui Buoni del Tesoro Poliennali (BTP) pari a 100bps;
  • un aumento dello spread su titoli corporate pari a 50bps;
  • un aumento e riduzione del valore dei titoli azionari pari a 25%.

I cambiamenti espressi in termini di punti percentuali rispetto alla baseline al 31 dicembre 2018 (Solvency Ratio pari a 216%) sono riportati di seguito:

 Tassi
d’interesse
+50bps 
Tassi
d’interesse
-50bps 
Spread BTP
italiani
+100bps
Corporate
spread
+50bps
Mercato
azionario
+25%
Mercato
azionario
-25%
Variazione Solvency Ratio  +4p.p.  -7p.p.  -7p.p. -4p.p. +4p.p. -4p.p.

Valori preliminari per il 2018

Nel corso del 2019, a seguito della revisione EIOPA della struttura a termine dei tassi risk free, l’Ultimate Forward Rate (UFR) subirà ulteriori variazioni (per l’Euro, il UFR sarà ridotto di 15bps): il preannunciato impatto di tale cambiamento sul Solvency Ratio al 31 dicembre 2018 ammonta a -1 p.p..

 

13 Il perimetro del PIM di Gruppo è riportato nella sezione A. Executive Summary. Le compagnie non incluse nel perimetro PIM di Gruppo calcolano il requisito di capitale sulla base della formula standard.
14 Compreso anche il rischio going concern reserve.
15 Il perimetro del PIM di Gruppo è riportato nella sezione A. Executive Summary. Le compagnie non incluse nel perimetro PIM di Gruppo calcolano il requisito di capitale sulla base della formula standard.
16 Il principio del “Prudent Person Principle” definito nell’Articolo 132 della Direttiva 2009/138/CE prevede che la compagnia investa soltanto in attivi e strumenti che possono essere identificati, misurati, monitorati, controllati e riportati così come considerati nella valutazione del requisito patrimoniale complessivo. L’adozione di tale principio è regolamentata nella Group Investment Governance Policy (GIGP).
17 Il perimetro del PIM di Gruppo è riportato nella sezione A. Executive Summary. Le compagnie non incluse nel perimetro PIM di Gruppo calcolano il requisito di capitale sulla base della formula standard.
18 Il perimetro del PIM di Gruppo è riportato nella sezione A. Executive Summary. Le compagnie non incluse nel perimetro PIM di Gruppo calcolano il requisito di capitale sulla base della formula standard.
19 ESG è l’acronimo di Environment, Social and Governance.